Uomo politico italiano. Fu medico a Roma e membro del Consiglio dei deputati
dello Stato Pontificio nel 1848; si mantenne sempre su posizioni moderate e, pur
essendo contrario alla politica del papa che, con l'allocuzione del 29 aprile,
aveva abbandonato la causa italiana, si oppose alla convocazione di un'Assemblea
Costituente e non si candidò alle elezioni del 1849. Rimasto a Roma anche
dopo il ritorno di Pio IX al potere, si avvicinò alle posizioni politiche
di Cavour. Questi nel 1861 gli affidò l'incarico di condurre trattative
per arrivare a una soluzione della questione romana; i negoziati non ebbero,
tuttavia, esito positivo, come non lo ebbe la missione che, sempre per incarico
di Cavour,
P. svolse, nel tentativo di raggiungere lo stesso scopo,
presso il ministero degli Esteri della Francia. Deputato dal 1861 al 1865, nel
1873 fu nominato senatore del Regno. Lasciò diverse opere, tra le quali
un
Carteggio con Massimo d'Azeglio (1888), la
Storia civile e
Costituzione di Roma, dai suoi primordi fino agli Antonini (1881),
L'idea
italiana nella soppressione del potere temporale dei papi (1884) e
L'ultimo tentativo di Cavour per la liberazione di Roma nel 1861 (1885)
(Macerata 1810 - Roma 1885).